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Colore


1. La visione a colori nella storia dell’uomo.


L’uomo primitivo vedeva a colori o in bianco e nero?
Certamente vedeva in bianco e nero, come vedono attualmente gli animali e come vedono i bambini nel primo mese di vita.
Quando il progenitore dell’Homo Erectus conduceva vita arboricola e la foresta era il suo habitat, quando la sua stazione era ancora prona ed il suo olfatto era molto sviluppato, non aveva bisogno della visione a colori.

A lui bastava distinguere il chiaro dallo scuro, il giorno dalla notte, la luce dalle tenebre.

Per le altre informazioni, necessarie alla sua sopravvivenza, l’olfatto lo guidava in modo molto più sicuro e preciso.

Ancora oggi il cane conosce, si eccita sessualmente, cataloga e ricorda le persone e gli oggetti in base all’olfatto.

Data la sua stazione prona, la visione a colori servirebbe a ben poco, visto che le stesse informazioni le può ricavare dagli odori, dalla figura, dal movimento dell’oggetto.

E’ solo quando l’Australopiteco (la scimmia-uomo vissuta circa un milione di anni fa) vuole uscire dalla foresta che sorge la necessità della visione a colori.

L’olfatto non arriva così lontano come le necessità di difesa richiedono; anche la visione in bianco e nero, la figura e il movimento
non sono più sufficienti a far distinguere in lontananza un erbivoro da un carnivoro.

Quindi la necessità di difendersi e di procurarsi il cibo consolida la stazione eretta e acuisce la vista, che gradualmente comincia a distinguere
il blu dal giallo, il rosso dal verde, e poi tutti gli altri colori.

Nella sua retina avvengono piano piano delle trasformazioni: accanto ai bastoncelli (per la visione in bianco e nero) sorgono sempre più numerosi i coni (per la visione a colori).

Contemporaneamente la corteccia cerebrale si va sviluppando e nel giro di un milione di anni (dall’Australopiteco – 1.200.000 anni fa, al Pitecantropo – 500.000 anni fa,
all’Homo Sapiens – 80.000 anni fa) la capacità cranica degli ominidi si accresce fino a triplicarsi.

A questo punto sono nati i colori.

2. Le basi neurofisiologiche del colore.

I colori sono lunghezze d’onda variabili da 380 nm (nanometro: un milionesimo

di millimetro) del violetto a 760 nm del rosso.

I colori sono sensazioni, non qualità degli oggetti.

La luce riflessa non ha colore, finché non è vista da qualcuno.

 Il colore è un fatto psicologico legato alla visione

Quando le radiazioni solari dello spettro visibile colpiscono l’occhio, attraverso la cornea, l’umore acqueo, il cristallino e l’umore vitreo, stimolano la retina.

Qui ci sono due tipi di terminazioni nervose: i coni e i bastoncelli.

In essi sono contenuti dei pigmenti fotochimici che danno inizio all’impulso nervoso nelle fibre del nervo ottico.

Questo impulso prosegue oltre il chiasma ottico, fino ad arrivare nei corpi genicolati laterali del talamo.

Qui viene rielaborato ed inviato alla proiezione finale dell’area striata del lobo occipitale, dove il colore viene “letto”.

Mentre la lunghezza d’onda compie questo percorso: retina, nervo ottico, corpi genicolati, lobi occipitali, essa invia informazioni a tutte le aree corporee:
lobi temporali, talamo, ipotalamo,  funzione reticolare, ipofisi, sistema endocrino,  simpatico,  parasimpatico, neuromuscolare ecc.
Con un meccanismo a casata, tutto l’organismo  viene informato del colore in entrata e ogni distretto reagisce con le modalità che ad esso sono proprie.

Quello che è importante sottolineare è che il colore, nel suo percorso, subisce due importanti elaborazioni.

La prima emotiva: “mi piace – non mi piace”, a livello del diencefalo (talamo e ipotalamo) ed è quella  che mobilita il  movimento a cascata delle informazioni.

La seconda razionale: “è blu, è rosso, è giallo ecc.” a livello dell’area occipitale e costituisce la lettura convenzionale del colore.

Per questo motivo si può dire che, razionalmente, il colore è uguale per tutti, perché si tratta della stessa lunghezza d’onda, che colpisce gli stessi ricettori,
compie lo stesso percorso, viene letta dalle stesse cellule nervose e riceve dalla mente lo stesso nome convenzionale;
ma emotivamente, il colore non è uguale per tutti, perché produce effetti diversi, secondo lo stato neurovegetativo dell’individuo
e secondo le condizioni in cui si trovano i vari distretti corporei.

Questo vale non solo per il colore che colpisce la nostra vista, ma anche per quello che colpisce l’epidermide, per effetto di luci, indumenti, oli,
unguenti o acque colorate che vengono spalmate sul corpo.

Il colore, comunque somministrato, produce sempre i suoi effetti, e non solo sull’area interessata, ma su tutto l’organismo.

Tornando al colore visto, possiamo fare una semplice constatazione: il colore rosso e giallo suscitano una reazione piacevole in una persona allegra e dinamica,
mentre suscitano repulsione in una persona depressa ed esaurita.

Max Luscher  ha preso  in esame una vasta gamma di queste emozioni e stati psicofisici rivelati  dai singoli colori.
E’ lui che ha avuto il merito di dare un fondamento scientifico a ciò che, a livello intuitivo, era già noto e diffuso in varie società: Egitto, India,  Tibet, Cina, Grecia, Roma, ecc.

Pertanto possiamo considerare il colore come  un’unità di misura che permette di valutare le infinite variazioni degli stati emotivi, psicofisici o psicosomatici  degli  individui.

Se consideriamo le lunghezze di onda, vediamo che esse sono molto numerose, ma solo quelle comprese tra i 380 nm e i 760 nm, producono l’effetto colore.

Una lunghezza d’onda della gamma colore, quando entra in un sistema in vibrazione, com’è ogni organismo vivente, se è sintonica,
cioè gradita (“mi piace”), entrerà a far parte del sistema e lo potenzierà, se è antagonista, cioè sgradita (“non mi piace”), provocherà allarme nel sistema,
che entrerà in tensione per respingerla.

Quindi alla base dei test cromatici c’è questo principio:

l’uomo predilige i colori che più corrispondono alla sue vibrazioni neurovegetative, mentre rifiuta quelle contrarie, come disturbanti.

Un principio analogo sta alla base della cromoterapia:

i colori sintonici producono benessere, i colori  distonici producono malessere.

Questi effetti possono essere misurati anche con la reazione neuromuscolare  ( chinesiologia applicata, chinesiometro, dinamometro, ecc.)

E’ evidente che se un individuo esprime la sua preferenza per determinati colori, palesa il suo stato emozionale e psicofisico;
così pure se rimane esposto alla vibrazione di  certi colori subisce una modificazione emozionale e psicofisica.

Tale modificazione avviene a livello energetico, sottile, subliminale e pertanto può sfuggire alla consapevolezza. 

Queste proprietà del colore vengono sfruttate nel campo del “Marketing” per rendere un prodotto desiderabile e seducente; nella cromoterapia per curare disturbi e disfunzioni.

I medici pratici di tutti i tempi hanno sempre saputo che ogni perturbazione fisica o emozionale comporta variazioni epidermiche che vengono rivelate dal colore della pelle, della lingua, degli occhi.

Da queste osservazioni deducevano lo stato di salute del paziente.

Il rapporto che esiste tra la preferenza o il rifiuto di un colore e lo stato psicofisiologico è universale, indipendente dalla razza, dall’ambiente geografico, sociale e dal sesso.

Infatti l’uomo, nella sua storia, è stato esposto alle stesse fonti di colore nelle stesse circostanze.

Anche sugli animali si producono gli stessi effetti.

Uno studioso, Benôit, ha sottoposto un gruppo di anatroccoli alla luce rossa per 120 ore. Poi li ha lasciati liberi in mezzo ad un gruppo di anatroccole.

Risultato: i loro testicoli erano raddoppiati di volume e l’attività sessuale era vertiginosa.

La stessa cosa non si è verificata con il gruppo di controllo irradiata con luce blu.

Anche la capacità di mimetizzarsi con l’ambiente, posseduta da alcuni animali, dimostra che il loro organismo sa registrare e riprodurre a livello epidermico una determinata lunghezza d’onda.

 

 

3. La fiosofia dei colori

NERO                                                   BIANCO

Il nulla, il buio.                                       L’essere, la luce.

GRIGIO

Le prime forme di vita, i rettili.

 Cervello rettile nell’uomo.

 Istinti primordiali:

sopravvivenza e diffusione della specie.

Ansia, come condizione abituale di vita.

 

                BLU                                                                  GIALLO

La notte stellata, illuminata.                               Il giorno, la luce solare.

Tranquillità. Affettività . Intimità.                      Conoscenza. Esplorazione. Fiducia.                                       

      La loro elaborazione avviene col cervello mammifero nell’uomo.                                                                           

Cervello mammifero nell’uomo. Emozioni - Affetti

 

 VERDE                                                                               ROSSO                                                                                  

La natura, la vegetazione                                             Attività organizzata
le insidie, i pericoli.                                                      non più solo istintuale.                                                                                                           
Attenzione, vigilanza,                                                   Conquista. Cambiamento

difesa organizzata,

non più solo istintuale.

Qui siamo nel cervello neocorticale, nella razionalità.                                                       

 

NERO.

In principio, prima che questo mondo esistesse, prima del tempo e dello spazio, c’era la notte, il buio, lo zero, il nulla, il nero e una PROTESTA totale e assoluta perché il  non essere non è. 

BIANCO.

Dal nero, dal buio totale, dal non essere, con una pressione infinita, con un desiderio totale e assoluto di  LIBERTA’, esplode nell’esistenza l’essere, la luce, il Bianco.

Per la fisica il bianco è la somma di tutti i colori; ma in esso i colori stanno fusi tutti insieme, in modo indifferenziato, perché non hanno ancora un’esistenza separata.

Il bianco per la Chiesa cattolica è il colore di Dio. Il Papa veste di Bianco perché rappresenta il Dio sulla terra.
Come in Dio tutte le virtù stanno insieme ed in grado massimo ( infinita bontà, infinita giustizia, infinita sapienza, ecc.)
ugualmente nel bianco tutti i colori stanno insieme e nella massima chiarezza e pertanto non sono distinguibili gli uni dagli altri.

Con la comparsa del bianco non nascono i colori, ma solo il dualismo: bianco e nero.

I colori nasceranno dopo, quando il Nero tentando di riportare il Bianco nelle tenebre da cui è fuggito, lo fa scoppiare in una miriade di colori.

Ma per il momento ( si parla di tempi logici non ontologici),  nel mondo c’è solo un continuo rincorrersi  di opposti: il giorno e la notte,
l’affermazione e la negazione, la vita e la morte, il bianco e il nero, appunto.

Essi si inseguiranno senza sosta, ma nessuno dei due riuscirà mai ad annullare l’altro.

GRIGIO.

Il Bianco guarda alla sua origine, al nero, all’abisso dal quale è uscito ed è da questo sguardo spaventato che nasce il grigio.

Così si completa la grande Triade Preistorica.

  1. Nero, protesta assoluta.
  2. Bianco, libertà assoluta.
  3. Il Grigio, ansia assoluta.

Il Grigio è ansioso, incerto, instabile, insicuro, può assumere mille sfumature, a secondo che si appoggi di più  al bianco o al nero;
ma esso  sarà sempre angosciato come uno schiavo, che dipende dagli umori del padrone: non è libero e non può ribellarsi.
Può godere solo quel piccolo spazio di libertà che il padrone Bianco gli concede e può mostrare la sua protesta solo per quel tanto
che il suo padrone Nero gli consente.

Il Grigio è il primo colore della Triade Preistorica a manifestarsi tra i viventi.

E’ noto che gli animali primitivi non avevano la visione a colori, ma quella in bianco e nero, cioè in grigio chiaro e in grigio scuro.

Per la verità, anche gli animali attuali, mammiferi compresi, hanno la visione dominata dai bastoncelli della retina, che consente loro di avere solo la visione in bianco e nero.

Dunque, i primi esseri viventi vedono in grigio.

Essi scandiscono le prime fasi dell’evoluzione, fino allo sviluppo e al completamento del CERVELLO RETTILE.

L’ANSIA è la condizione vitale di questi esseri: sono in continuo stato di all’erta sia per difendersi che per procurarsi il cibo.

Nessuna certezza essi hanno del loro futuro, anche immediato; possono sparire dall’esistenza da un momento all’altro oppure trovare improvvisamente abbondanza di cibo, un rifugio, un partner con cui accoppiarsi ecc.

Sono sempre preoccupati di sopravvivere e di diffondere la specie, ma in queste continue ricerche sono totalmente condizionati dall’ambiente e dalle circostanze.

 BLU.

Nel continuo rincorrersi degli opposti, quando il Nero raggiungerà il Bianco per stringerlo in un abbraccio mortale,
il Bianco esploderà e darà alla luce il Colore Blu, il primo vero colore, il grande colore materno, per mezzo del quale nasceranno tutti gli altri.

Il Blu è il primo colore ad avere un’ esistenza autonoma, separata dalla Triade Preistorica.

Il  BLU è il primo colore in assoluto. E’ il colore originario principale, quello che fonda la condizione per la comparsa di tutti gli altri.

Dal punto di vista filosofico, psicologico, statistico ed esoterico, è sempre al primo posto.

E’ un colore scuro, freddo, perché è ancora molto legato al nero, di cui ha alcune  caratteristiche.                                                                                                                          In molte civiltà antiche il Blu non viene distinto dal Nero, perché risente ancora del  non essere, del nulla, a cui è molto vicino.   

Il blu è pura recettività.

E’ l’inizio, il principio, la nascita, la culla, il ventre che accoglie, il seno che allatta;  è l’origine da cui tutti gli esseri  provengono, 
è il fine a cui tutti gli esseri dovranno tornare, per compiere il ciclo dell’esistenza.

Nella bufera e nella tempesta l’uomo cerca la madre, il blu; cerca la calma,  la quiete, la soluzione. 

Ma la soluzione ai suoi problemi fondamentali sta nel ritorno all’origine, alla sorgente, al nido, all’infanzia, da cui si è allontanato.

Ai Troiani dispersi e confusi, in cera di una nuova patria, l’oracolo delfico aveva detto “ Antiquam esquirite matrem “.
Cercate l’antica madre. Ritornate alle vostre origini. Perché è nella madre antica, nel ritorno alle proprie radici, che si trova la pace , il benessere, l’operosità serena.

L’uomo ha un grande desiderio dell’utero materno e conserva il ricordo biologico di quando  si sentiva cullato nel liquido amniotico,
quando  c’era chi mangiava per lui, chi beveva per lui, chi respirava per lui.

Ogni notte, dopo una giornata di affannoso lavoro, l’uomo  coricandosi cerca  nel sonno di tornare all’utero materno, di ritrovare l’ antica  pace.                               
Agli albori dell’umanità, l’ uomo si addormentava sotto il cielo stellato, oppure nella grotta, simbolo del grembo materno,  accanto alla consorte e ai figli,
mentre l’ultima immagine che rimaneva nei suoi occhi era  il cielo stellato, il Blu notte.

Così, anche per associazione, il Blu notte  ha finito per essere sinonimo di quiete,  pace, riposo,  ricarica energetica, pensiero rilassato,
meditazione, contemplazione, ricezione, ascolto,  amore  fiducioso e incondizionato, dolce intimità, mistiche unioni, TRANQUILLITA’.

Così con la comparsa del colore Blu si esce dal grigiore del cervello rettile, dall’ansia esistenziale e si entra nella gioiosa dedizione,
caratteristica del CERVELLO MAMMIFERO

I mammiferi apprendono che, oltre alla sopravvivenza e alla diffusione della specie, possono anche  godere dell’intimità col partner,
dell’affettività e del piacere di sacrificarsi per il bene dei propri simili, di coloro che sono a loro legati da vincoli 

di sangue o affettivi.

Il salto evolutivo è evidente: il serpente  ( grigio-ansia ) non cura la prole, anzi al dischiudersi delle uova un istinto naturale sospinge mamma serpente ad allontanarsi,
perché quando ha fame si nutre di ciò che trova, anche dei figli.

Mentre il leone ha un comportamento diverso. Mamma leonessa allatta i piccoli  e, quando va a caccia e cattura una preda,
lascia che per primi si nutrano il leone e i piccoli ed essa  si concede il piacere di cibarsi  per ultima.

Così il Blu conferma il suo significato di amore, dedizione, ascolto delle esigenze altrui e capacità di rispondervi con piacere e con gioia.

Se riflettiamo al modo con cui il leone conduce l’azione che lo porta alla  conquista della preda,
si noterà una capacità organizzativa di alto livello: osserva attentamente con calma e serenità e, solo quando ha ben compreso,
decide ed  esegue in modo preciso e determinato, godendo dell’azione che compie.

Tutto questo  avviene con estrema chiarezza, alla luce del sole, senza dubbi o incertezze.

GIALLO.

L’agire alla luce del sole fa sorgere il giallo.
Questo nasce dalla tranquillità del blu, come il giorno nasce dalla notte.
E’ questa la linea progressiva dell’evoluzione; mentre quella regressiva sospinge all’inquietudine, all’ansia, al ritorno al grigio.

Il comportamento è ora diretto dal cervello mammifero, che prende una sfumatura particolare.
Nel giallo domina la concordia, il rispetto dei ruoli e delle scelte individuali.
Nel loro agire, i singoli  si uniformano a linee di coordinazione di gruppo.
La fiducia  reciproca è piena e tutti sono uniti nell’attesa di un risultato vantaggioso per l’intera comunità.
Questa impostazione  viene elaborata a livello istintivo ed emotivo; la mente non ha ancora fatto il suo ingresso sulla scena.
Sarà ad un passaggio successivo che avverrà la corticalizzazione di tutte le funzioni.

VERDE.

Quando l’individuo sente l’esigenza di organizzare in modo efficiente e razionale la  DIFESA  di sé,  della sua famiglia, del suo territorio, nasce il colore verde.
A questo punto l’homo sapiens fa il suo ingresso sulla scena.

Il  CERVELLO CORTICALE comincia a funzionare e a dare i suoi frutti. Vigilanza, attenzione e difesa non sono più reazioni istintuali.
L’ organizzazione e la  progettualità cominciano ad affiancare l’istinto,
a controllarlo,  a dominarlo.
L’intenzionalità dell’agire diventa sempre più consapevole.

L’individuo è ora in grado di stabilire delle connessioni tra i mezzi che usa e il fine che vuole ottenere.
L’uomo ha compreso che nessuna cosa può essere posseduta in modo stabile se non la si difende, neppure la persona amata.
Il Verde è il colore dell’amore, inteso come coraggio di amare e di difendere l’oggetto d’amore.                        
Il colore della dea Venere è il verde. Essa nasce a Cipro (cuprum = rame ).                 
Il colore del rame che si ossida all’aria è verde, come la statua della libertà a New York.

Nell’alchimia il simbolo del rame è lo stesso che si usa per segnalare il femminile, Venere.
Prima che il vetro venisse usato come specchio, le donne utilizzavano rame lucidato. Forse non è un caso che la spirale, usata come contraccettivo,
sia di rame. Quindi il Verde possiede una potente connotazione femminile, nel senso della donna virago primordiale,
la madre uroborica di yunghiana  memoria ( serpente che mangiandosi la coda forma un grande utero).

Se pensiamo ad una mamma che protegge il suo bambino, risulta chiaro che lo stato d’animo che corrisponde meglio all’attività di difesa è l’AMORE,
dal quale deriva certezza, sicurezza, assertività.

ROSSO.

Ora che la difesa è assicurata, sorge il desiderio della CONQUISTA.
E’ la fase del guerriero. L’uomo organizza la sua attività. Essa  non è più lasciata all’istinto, ma viene orientata in modo consapevole verso un fine.
La difesa e la conquista vanno insieme, anche se  l’una ha una connotazione di femminile antico, potente e mascolino,
mentre la seconda è decisamente e specificamente  maschile.
Siamo sempre  nel  CERVELLO CORTICALE.

Fuoco e sangue segnano l’ingresso del rosso sulla scena.
Ma l’attività, anche cruenta, è sempre orientata alla costruzione  di un nuovo ordine, al miglioramento delle condizioni vitali.

Gli episodi distruttivi, che spesso accompagnano l’azione di conquista o di costruzione di un nuovo ordine,
costituiscono solo una fase transitoria e necessaria per il cambiamento, per il miglioramento.
Per questo lo stato d’animo che accompagna il rosso della conquista è la GIOIA.
Il rosso che ricorda la distruzione, il demonio, la protesta, la vendetta, è quello che si sposa col nero e che compare solo nelle fasi di disperazione.

4. LA DINAMICA DEI COLORI

I colori hanno un valore universale perché sono sinergici.
Il che significa che non arrivano mai soli alla nostra percezione.
Oltre alla loro componente fisica, che li distingue gli uni dagli altri,
portano con se un corredo emozionale che è caratteristico di ognuno di essi.

Per il principio della sincronicità, descritto da Jung,  queste caratteristiche nascono,vivono e viaggiano insieme e non è possibile stabilire delle
priorità al loro interno.
Se consideriamo il colore rosso, vediamo che è quello che ha la lunghezza
d’onda più lunga, è il più caldo, il più attivo, il più  passionale, il più combattivo,
il più erotico di tutti i colori.
Così il colore blu è quello che ha la lunghezza d’onda più corta, è il più freddo, il più recettivo, il più affettivo, il più adattivo, il più disponibile di tutti i colori.
Quindi il colore, lo stato fisiologico e l’emozione corrispondente vanno insieme per sincronicità ed anche per il principio di associazione.
Infatti, l’uomo ha visto rosso durante i combattimenti più cruenti, dove le passioni erano scatenate,in cui vi era spargimento di sangue.
Lo stesso colore ha visto anche durante la preparazione e la gestione della sessualità, quando la passione erotica è più forte e i genitali inturgidiscono
e diventano più rossi. Queste caratteristiche rimangono associate nella psiche dell’uomo.
La stessa cosa possiamo osservare nel colore blu.
L’uomo lo vede mentre guarda il cielo stellato, durante la notte, mentre riposa all’aperto o nella grotta, accanto alla moglie e ai figli.

Tutte queste informazioni arrivano insieme alla nostra percezione psicofisica e si associano in modo tale che una richiama l’altra.

Quando il nostro occhio riceve la visione di un colore, il nostro organismo riceve, in concomitanza, una gamma vastissima di sensazioni corporee che generano emozioni,
stati d’animo, fantasie, immagini, pensieri,ecc.

E’ evidente che il rosso, colore passionale e combattivo, può essere rifiutato dalle persone calme e tranquille.
Esso non riceve da tutti lo stesso indice di gradimento. Ma questa reazione emotiva “ mi piace”  o “non mi piace” non è una caratteristica del colore,
ma dell’individuo che la percepisce. Ed è ciò che rende il colore diagnostico: cioè fonte di conoscenza dello stato d’animo dell’individuo.

Ogni evento produce degli effetti: che possono essere graditi per alcuni e sgraditi per altri. Così la neve, fonte di gioia per i bambini , può essere spiacevole per chi viaggia.
Il fuoco produce calore e scalda, scalda tutti, sia quelli che amano il caldo sia quelli che preferiscono il fresco.

Il colore agisce allo stesso modo della neve e del fuoco. La sensazione che manda  è unica,
ma la percezione che l’individuo riceve e le reazioni emotive e fisiche che suscita sono infinite.
La diversità degli effetti che il colore produce lo rende diagnostico, cioè, fonte di vasta e profonda conoscenza.

Mentre l’unicità della sensazione lo rende universale, valido per tutti, indipendente dalla cultura, dall’età, dal sesso.

Infatti nella sua lunga storia, l’uomo è stato esposto agli stessi colori nelle stesse circostanze, che hanno suscitato in lui le stesse sensazioni.

Il colore conserva sempre lo stesso significato in tutti gli ambiti o i livelli a cui può riferirsi.
Se prendiamo come esempio il rosso, possiamo notare che esso significa sempre conquista: territoriale, materiale, morale, spirituale,
religiosa, lavorativa, politica, erotica, sociale, ecc.

Nell’uomo, il colore può sempre avere tre valenze.
Può essere sintonico, esaltato o represso.
E’ sintonico, quando è integrato con le altre istanze dell’organismo biopsichico,
cioè quando vive un rapporto armonico con tutti gli altri colori.
E’ esaltato, quando il suo uso è eccessivo rispetto alle necessità della situazione.
E’ represso, quando il suo uso è troppo scarso, controllato, dosato, ridotto, limitato, rispetto alle necessità della situazione.

5. EVOLUZIONE DEI COLORI

I colori compaiono storicamente in questo ordine:

  1. Blu
  2. Verde
  3. Rosso
  4. Giallo
  5. Magenta

E questo sarà l’ordine che seguiremo nell’esposizione.

Ma la consapevolezza, l’attenzione e l’importanza ad essi attribuita, si focalizza dapprima sui tre  colori  Primari:  Blu, Rosso e Giallo
poi sui quattro colori  Fondamentali:  Blu, Verde, Rosso, Giallo;
solo da ultimo sul Magenta.

BLU.

Il primo colore che compare nella nostra vita, che la influenza e la determina   è il blu.
La vita viene dal mare ed il mare è blu. Gli esseri marini , che sotto la spinta evolutiva si allontanano  dal mare per trovare altrove condizioni di vita più vantaggiose,
cominceranno quel lungo processo evolutivo che li porterà a diventare mammiferi.

Questi per diffondere la loro specie, hanno  bisogno di ricreare dentro di sé  un piccolo mare: utero e liquido amniotico.

Per dare inizio ad una nuova vita, nutrirla e farla evolvere, il mare è sempre indispensabile.

Ma non solo la vita sorge dal mare, dal blu, ma anche i primi vagiti e le prime fasi che preparano il mammifero all’autonomia sono blu.

Osserviamo un  bimbo appena nato, che succhia il seno materno: è l’immagine della pace e della tranquillità, che è l’emozione che caratterizza il blu.

Il bambino si trova immerso in una felicità ed in una gioia a più dimensioni.

E questo ha indotto Freud a  definirlo un  “ perverso polimorfo “,  per sottolineare

il godimento totale della suzione, nella quale sono compresi elementi gustativi, affettivi, assertivi, erotici, predatori, sociali, ecc.

E’ l’immagine del blu come colore di base sul quale tutti gli altri si reggono.

Il seno pieno di buon latte, contiene tutti gli elementi necessari per la vita, come il mare contiene tutto ciò che è necessario per la vita dei pesci.

Per il bambino che succhia il capezzolo, affetto, coccole, tranquillità, godimento totale, sono gli elementi che lo caratterizzano, così come caratterizzano il colore blu.

Anche l’uomo primitivo, sollecitato da una  memoria antica, sceglie la grotta, simbolo dell’utero, come luogo per riposarsi, per trovare pace e tranquillità,                  
per sentire il piacevole tepore del corpo della moglie e dei figli,  per dormire accanto ad essi.

Così le prime capanne che costruirà saranno tonde, come il seno materno che  ha succhiato e che gli ricordano le tante coccole e affettuosità che ha ricevuto,   
la sicurezza, la tranquillità e la gioia di vivere in UN mondo di beatitudine, senza pensieri e preoccupazioni.

VERDE.

                  E’ un colore composto di blu e giallo. Pur essendo uno dei quattro colori fondamentali, non è un colore primario.

Il fatto che esso in ordine di importanza e di comparizione sia al secondo posto, ci segnala che con esso il dualismo ha fatto il suo ingresso trionfale  nel mondo umano,
così come la comparsa del Bianco aveva immesso il dualismo nell’esistenza.

La sua presenza a  livello linguistico è piuttosto tardiva. Ancora in epoca romana non esisteva una parola precisa per nominare il colore verde
e i romani si riferivano agli elementi naturali, come il colore dell’erba, della foglia del melo, del fico ecc. per riferirsi ad esso.

La motivazione di ciò sta nel fatto che il verde è il colore più diffuso in natura.

Ciò che è abituale tende ad uscire dalla consapevolezza mentale e linguistica.

Questo è avvenuto per il colore verde.

Nonostante esso ponga le fondamenta  di un essere autonomo, non più dipendente dalla madre e dal mondo circostante e segni l’autoaffermazione dell’individuo,             
 la sua distinzione da tutto il resto, esso tende a passare quasi inosservato.

Il verde, al quale ci riferiamo per l’elaborazione che segue, è il verde dei boschi: quello dei pini, degli abeti, dei cespugli, dei grandi alberi e degli arbusti,                        
 che segnala sicurezza, capacità di difesa, assertività.

Il bambino che va nel bosco, ha paura di perdersi, non ha punti di riferimento.

Anche l’uomo primitivo entrando nella foresta, o camminando nel bosco per sentieri sconosciuti , mantiene sempre un atteggiamento guardingo,
per i pericoli imprevisti e per gli animali pericolosi che possono sbucare all’improvviso.

Ma l’uomo sicuro non teme, perché è coraggioso, deciso e assertivo; egli procede con prudenza, ma speditamente, senza incertezze e senza dubbi, 
perché  il margine di rischio che può correre è già stato messo nel conto.

ROSSO.

                 Col divezzamento, il bambino muove i suoi dentini su cibi sempre più solidi e prova un nuovo piacere nel mordere e nel masticare.

E’ la fase aggressiva, necessaria per procurarsi il cibo in modo autonomo e produrre cambiamenti nel mondo circostante.

L’ uomo primitivo deve uscire dalla tranquillità e dalla quiete della grotta per garantire la sopravvivenza alla sua famiglia.
Così impara ad utilizzare strumenti appuntiti: sassi, lance e frecce come prolungamenti della sua mano.

Nei combattimenti e nelle azioni necessarie per catturare le prede, spesso c’è spargimento di sangue  e il colore rosso si associa a questi comportamenti
e agli stati d’animo che li accompagnano.

Pensiamo alla gioia che prova il primitivo, quando  vede una gazzella stramazzare al suolo, colpita dalla freccia che egli ha scagliato.

E’ contento perché  ha raggiunto l’obiettivo e pensa che ci sarà cibo in abbondanza.

L’attività del rosso non è mai dispersiva, ma è sempre orientata ad un fine.

GIALLO.

Il neonato, dopo essersi nutrito, cerca di esplorare il corpo della madre e le sue reazioni, prima con lo sguardo poi col sorriso.

Il bambino che comincia a muovere i primi passi, vuole esplorare l’ambiente che lo circonda.
E tocca tutto, controlla tutto con la bocca, che per lui  è lo strumento di conoscenza più efficace.

Infatti con la bocca ha conosciuto le gioie più belle della sua vita e d ha fiducia che sarà così anche con le altre conoscenze.

E’ un’attività, quella esplorativa, che si svolge alla luce del sole, col consenso e l’approvazione; segna il trionfo del giallo.

Il primitivo, appena risolto il problema di come procurarsi il cibo, comincia ad esplorare il mondo intorno a sé.
Lo fa con ottimismo e con grande fiducia nelle  capacità sue, in quelle degli altri e nelle risorse della natura.

E’ interessato a scoprire se ci sono anche altri individui simili a lui.

La pressione per la diffusione della specie lo sospinge a conoscere in modo discreto e rispettoso le usanze e le consuetudini degli individui incontrati.

Così  stabilisce con essi  rapporti di reciproca stima e fiducia, scambia i prodotti, fa convenzioni, conclude patti, tratta matrimoni.

Quella del  giallo è un’attività di comunicazione, di conoscenza e di scambio, che avviene sempre col consenso degli interessati.

La fase rossa, nella quale l’interesse di uno veniva imposto all’altro, secondo la legge del più forte, qui è ormai superata.
Nessuna decisione viene imposta con la forza, ma tutto viene concordato e deciso seguendo l’interesse comune.

Si è scoperto che non si  può fondare il  benessere di uno sul malessere di un altro e che le vittorie ottenute con la ragione,
seguendo la natura, hanno un prezzo più basso di quelle ottenute con l’uso della forza.

Magenta.

Quinta era psicologica.

Come il Verde anche il fuxia è un colore composto.
Ma, mentre col verde il dualismo entra nel mondo umano, col fuxia il dualismo esce, per lasciare il posto all’unione, che prelude all’unità.
In esso convivono il rosso e il blu.

E’ il colore del futuro. Non ha ancora espresso tutta la sua carica nella storia dell’uomo.
Rappresenta lo stadio di una fase evolutiva molto avanzata.
Come esistono le ere geologiche, così esistono anche ere psicologiche.
Ne abbiamo già attraversato quattro e ci stiamo avviando verso la quinta.

  1. La prima è quella Blu, in cui domina la fusione dell’individuo col tutto, con la natura. Il bambino, sia allo stato fetale che a quello di lattante,
    forma un insieme unico con la madre. Il  pesce forma un’insieme unico con l’acqua. L’uomo primitivo forma un insieme unico con la natura:
    tutto quello che vede è suo, lo può prendere, usare, distruggere; non è ancora sorto  il concetto di proprietà, con il corollario delle distinzioni.
  2. La seconda è quella Verde, in cui fa la sua comparsa la distinzione, il distacco fisico ed emotivo dall’ambiente. Il bambino impara a dire “no”,
    ad opporsi, ad affermarsi come essere individuale ed autonomo, con interessi che possono essere diversi da quelli della madre e della società in cui vive.
    L’uomo primitivo esce dalla grotta e dalla capanna a forma circolare e comincia a costruire case a piattaforma quadrata, più solida e robusta.   
    Traccia steccati, mura e solchi di difesa, intorno alle sue abitazioni.
  3. La terza è quella  del Rosso. Il bambino ha imparato a mordere, a non chiedere, ma a prendere quello che gli serve.
    Fa giochi caratterizzati dal  piantare, penetrare, rompere, gareggiare, superare l’altro con la forza o  con l’abilità.
    L’uomo  primitivo comprende che la necessità di difendersi nasce dal fatto che qualcuno può attaccarlo.
    E perché non potrebbe  essere lui ad attaccare gli altri?
    Perché oltre che a difendere se stesso e la sua roba non potrebbe andare a procurarsi ciò che gli serve combattendo,
    sfondando mura e rompendo steccati ?  Così nasce il guerriero, l’uomo che va alla conquista.
    L’unica legge che conosce è quella del più forte. Concezione che è durata fino al tempo dei romani, delle invasioni barbariche e non è ancora del tutto scomparsa.
    Anche il linguaggio giuridico recepiva questo concetto e infatti  parlava di legittimo possesso per diritto di conquista.
  4. La quarta è quella del Giallo. Il bambino è cresciuto, è uscito dall’infanzia, è entrato nell’adolescenza, ha superato la pubertà.
    Sta diventando un uomo. Sente che il possesso di una compagna  è più sicuro e gratificante se essa è consenziente.
    Per questo l’avvicina con rispetto e stabilisce rapporti di reciprocità. E’ la fase dello scambio, del dialogo, degli accordi, degli impegni reciproci.
    La domanda sostituisce la pretesa, lo scambio sostituisce la forza, la ragione ha il sopravvento sull’istinto.
    L’uomo ha compreso che non è possibile godere in modo stabile e sereno di un bene, se esso è stato ottenuto sottraendolo ad un  altro con la forza.
    Questa è una fase in cui l’uomo moderno è già entrato, ma in cui si muove a fatica, perché è recente e ancor poco consolidata.
  5. La quinta è quella del Magenta. E’ l’ultima. E’ l’unione degli opposti.                        
    I contendenti si sono abbracciati, hanno fatto pace. Il dualismo introdotto dal Verde, si è spento nel fuxia. Non ci sono più guerre né conflitti.                               
    L’interesse mio coincide con l’interesse tuo. Il rosso maschile si placa nel blu femminile.    
    Ciò che è vantaggioso per un singolo è vantaggioso anche per la comunità;  ciò che danneggia un individuo danneggia anche la comunità.                                
    Il piacere di uno viene costruito sul piacere dell’altro.    E’ superata la fase rossa in cui il piacere di uno veniva costruito sulla sofferenza dell’altro.  
    L’unione degli opposti riconcilia l’uomo con se stesso, con  il suo partner, con il gruppo sociale e con il mondo intero.                                                    
    E’ il ritorno dell’uomo all’ armonia cosmica.                                                   
    Questa è la famosa età dell’oro, da sempre sognata da pensatori, poeti, filosofi e spiriti illuminati, e dalla quale l’uomo si sente irresistibilmente attratto.

 

6. I TRE COLORI PRIMARI E I QUATTRO COLORI FONFAMENTALI

Le tre dominanti del comportamento umano corrispondono ai tre colori primari.
Questa tripartizione è la più antica divisione delle caratteristiche psicofisiche          che si conosca.
La medicina ajurvedica, praticata nella tradizione indiana, fin dal 4500 a.C. ci parla di tre costituzioni fondamentali: Vata, Pitta e Kapha,
che corrispondono alla psicologia dei colori  Giallo ( Vata ), Rosso (Pitta ) e Blu ( Kafa ).

La medicina cinese, nella tradizione taoista, la più antica, 2800 a.C., è tutta impostata sull’energia universale che fluisce in tre direzioni: corpo, emozioni, spirito.                      
Le energie vitali di tutti gli individui vengono classificate e trattate  in base ai trigrammi risultanti dall’associazione di questi tre elementi di base.
Anche la medicina tantrica del Tibet, 580 a.C, è allineata su questa tripartizione.
Essa divide i caratteri umani in tre tipi: aria (giallo), tipo bile ( rosso ) e tipo flemma (blu).

In campo scientifico, da  Newton in poi, la fisica ci insegna che i colori primari sono  tre ( blu, rosso, giallo ) e che dalla loro fusione e mescolanza nascono tutti gli altri.
Così pure tutta la modera tecnica colorifica e di stampa utilizza questi tre colori come base da cui trarre tutti gli altri.